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“Non dovete avere paura del Partito Migliore, perché è il partito migliore. Se non lo fosse, si sarebbe chiamato il Partito Peggiore o il Partito Cattivo. Ma non accetteremmo mai di stare in un partito così”. Messo così, il ragionamento non fa una piega.
Peccato che l’autore del nobile e scontato pensiero sia nientemeno che il sindaco di Reykjavik di Jon Gnarr, l’attore comico che qualche settimana si era candidato a sindaco della capitale islandese per protesta. Non pensava, o forse, che il suo partito prendesse la maggior parte dei voti: le urne gli hanno infatti rifilato 6 seggi sui 15 disponibili in consiglio. Per poter governare ha cercato quindi degli alleati: requisito, aver visto tutte e cinque le stagioni della serie televisiva «The Wire»: pare che alla fine solo i socialdemocratici rispondessero alla richiesta. Pertanto, Gnarr governa anche se ogni sua iniziativa viene presa con le pinze temendo una nuova, insindacabile e imprevedibile discriminante. Quantomeno la sua politica, se non portasse risultati (finale comune alla maggior parte dei governi) resterà almeno nell’album dei ricordi come «alternativa» e «divertente». E in questi tempi non è poco.
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