sabato 18 settembre 2010

Nuvolari: dopo 35 prove comanda Fortin

Dopo 35 prove, e con la carovana ormai quasi in dirittura d'arrivo a Rimini, al comando del Trofeo Nuvolari c'è sempre il bresciano Fortin (82 penalità) che precede nettamente il valtriumplino Vesco (123 penalità) e il bolognese Giuliano Canè (137penalità). Ha perso invece contatto con le posizione di testa il bresciano Cibaldi anche se gli scarti (ogni concorrente può cancellare la peggior prova) potrebbero ulteriormente mescolare le carte facendo tornare in gara sia Cibaldi che Moceri, attardato con la sua Alfa Romeo del Museo di Arese.

Nuvolari: dopo 20 prove in testa Fortin

Dopo 20 prove in testa al Gran Premio Nuvolari l'equipaggio bresciano formato da Fortin-Pilè su Fiat 600 del 1957. L'equipaggio sebino ha totalizzati 49 penalità su 20prove precedendo Raimondi-Adorni (71) e Vesco-Guerini (75).  Quarto classificato Canè-Galliani (80) mentre Cibaldi-Costa resistono nelle zone alte con un sesto posto frutto di 84 penalità.
In serata, dopo aver superato il circuito di Montenero (Livorno) la carovana raggiungerà Rimini con alle spalle già 40 delle 50 prove speciali previste.

Trofeo Nuvolari, grande gara in corso

E' partito ieri e si concluderà domani il Gran Premio Nuvolari, la seconda corsa per importanza dopo la Mille Miglia riservata alle auto storiche. Al via ci sono tutti i migliori, da Canè, vincitore dell'ultima Freccia Rossa fino a Fortin, vincitore del Trofeo Lumezzane valido per il campionato italiano. In gara anche Ferrari, Moceri, Cibaldi, Salvinelli, Mozzi, l'argentino Sanchez e Rampello, secondo a sorpreso proprio a Lumezzane due settimane fa.
Dopo la punzonatura a Mantova, ieri sera le vetture sono arrivate a Pisa: dopo 15 prove speciali al comando c'era Fortin su una Fiat 600 del 1957 davanti a Sanchez (Amilacr del '26) e Raimondi (Bmw328 della scuderia Loro Piana). Quarto posto il Cibaldi mentre Canè era fermo al sesto posto seppur dopo sole quindici prove. Alcuni problemi di cui al momento non ho notizie hanno fermato Moceri, al 105esimo posto della classifica generale e con un sacco di penalità accumulate sulla Cisa.
La classifica in tempo reale è possibile seguirla sul sito Internet delle corsa, seguendo ogni passaggio cronologico e potendo quindi ricostruire penalità dopo penalità l'andamento della corsa. Stasera le macchine arriveranno a Rimini e domani torneranno a Mantova completando le 50 prove speciali. Seguiranno aggiornamenti.

venerdì 17 settembre 2010

Roberto Guana e un cerchio che si chiude

In fondo, c’è sempre una prima volta. E lui, Roby Guana, sapeva che prima o poi sarebbe arrivata, fortemente voluta: con la ragione del calciatore, per misurarsi contro quella squadra che l’ha cresciuto fino alla serie A, con la ragione del cuore, quella del tifoso, del bresciano purosangue, quella che, «la maglia blu con la V bianca» in fondo ce l’ha annodata attorno al cuore, a dispetto dei giudizi sempre troppo frettolosi, di quello che è stato fatto e non detto, di ciò che, in molti, non hanno compreso.


Roberto Guana, 29 anni, ragazzo di Capriano del Colle cresciuto con le stigmate del trequartista moderno e affermatosi giocando venti metri più indietro, il Brescia non l’ha più incontrato: da quel giorno di marzo in cui con Lele Adani diede vita ad uno dei gesti più clamorosi che la storia biancoazzurra ricordi. Via da Brescia, via dal Brescia: fermo sei mesi, poi Ascoli, neopromosso in serie A, mentre a trecento chilometri, il Brescia, ripartiva da Maran e da una serie B «meritata» per un solo punto di differenza. Poi, dopo l’esaltante esperienza marchigiana, ecco la Sicilia, terra che regala calore anche a chi viene dal freddo e dalla nebbia. E Guana è pronto ad accoglierne a tonnellate: conquista Palermo e i palermitani, gioca sempre, non segna mai, passano gli allenatori centrifugati da Zamparini ma lui resta sempre al suo posto. Fino al prestito bolognese: Guana «ritrova» un pezzo di Brescia, Emiliano Viviano che era il terzo portiere biancoazzurro quando Guana era il titolare del centrocampo. Un’altra stagione da protagonista, un gol, solamente, ma sufficiente ad entrare nel cuore dei bolognesi. Nel frattempo quel Brescia con la maglia azzurra e la V bianca, costruito da un allenatore che da giocatore gli somigliava tanto, torna in serie A. L’estate passa, Guana approda al Chievo: una famiglia, una società che difficilmente sbaglia programmazione e obiettivo. Il cerchio si chiuderà nella sfida al Bentegodi: nei suoi occhi, quella maglia azzurra con la V bianca che ha indossato per dieci anni, dal settore giovanile fino alla serie A. «El tigre», come l’aveva ribattezzato Roberto Baggio, di fronte alla Leonessa. In fondo, doveva accadere.

Eliana Cartella, l'idiozia di un pensiero

Il bello è che, questa volta, Chiambretti, ieri sera nel corso di "Chiambretti Show" non si era nemmeno avvenutrato in una domanda tranello. Perchè la provocazione, forse troppo smaccata per essere vera, non è stata capita solo dalla destinataria, la biondissima e brescianissima Eliana Cartella, la ragazza, aspirante Miss, passata in un'estate da Renzo Bossi e Mario Balotelli prima di tentare l'avventura a Salsomaggiore. Chiambretti: "Secondo lei Bossi se l’è presa quando l’ha vista con Balotelli perché quest’ultimo è un uomo oppure perché è nero?” La bionda Eliana ha risposto senza esitazione. "C‘è rimasto male perché è nero… Insomma la fidanzata di un leghista non si può far fotografare con un nero!". Della serie....se fossi uscita con Santon, prodotto del Triveneto leghista e operaio, forse il buon Trota mi avrebbe fatto un regalo. Ahi ahi ahi Cartella....brutto scivolone. Il sospetto, anzi, la certezza, è che la sorella del buon Mario, Abigail, quando ha detto di sapere chi vorrebbe al fianco del fratello, non si riferisse certamente alla pur bellissima barista di Castelmella.

giovedì 16 settembre 2010

Ibrahimovic-Sacchi, il video



Ecco il video dello scontro verbale tra Arrigo Sacchi, ex allenatore di Milan, Italia e Real Madrid, e Zlatan Ibrahimovic, decisivo per la vittoria dei rossoneri di Allegri sull'Auxerre. Certamente lo svedese non ha fatto bella figura e non penso nemmeno possa essere ad esempio per quei tantissimi bambini che avranno chiesto ai genitori la maglia numero 11 del Milan come ricordo del loro idolo. Che, magari, potrebbe anche capire che in quanto stella del calcio mondiale è sottoposto alle critiche di tutti, anche degli integralisti come Sacchi, uno che ama il centravanti utile alla squadra rispetto alla stella di prima grandezza (Sacchi voleva cedere Van Basten per Jonny Bosman, tanto per capirci). In ogni caso anche il buon Arrigo ha pieno diritto di critica. Come tutti del resto.

Ibrahimovic Sacchi, esempio di maleducazione svedese

Forse a Ibrahimovic devono spiegare, oltre ai movimenti senza palla che pure deve fare, che Mediaset è di proprietà di Berlusconi e che Arrigo Sacchi è un monumento della storia rossonera e che quindi deve essere trattato con educazione e rispetto.
Certo è che quello andato in onda sul digitale di Mediaset ieri sera ha del grottesco: Ibra, appena celebrato dagli opinionisti, intravede ospite in studio da Foroni e Pistocchi Arrigo da Fusignano. E lo svedese parte all'attacco: "Sacchi deve imparare a stare zitto perche' anche a Barcellona mi sono sempre espresso bene. Se deve dire qualcosa deve venire da me, non in televisione". Sacchi, aiutato da Pistocchi, suo fedelissimo, replica. "Gli opinionisti esprimono opinioni". Lo svedese rincara da dose: "Se non ti piace come gioco non guardarmi". La chiusura di Arrigo: "Qualcuno prima o poi dovrà insegnarti l'educazione". E Ibra se ne va. Forse, qualcuno dovrà almeno spiegargli che andare a Mediaset e prendersela con Sacchi è come andare dal Papa e prendersela con Padre Pio.

mercoledì 15 settembre 2010

Buon compleanno Genio del Montenegro

Mi ha fatto gioire. Mi ha fatto urlare di gioia una sera di maggio, 1994, quando vidi un pallonetto diabolico per pensiero ed esecuzione morire alle spalle di Zubizarreta in una finale di Champions League tra Milan e Barcellona. Oggi Dejan Savicevic, il Genio del Montenegro, croce, qualche volta, delizia, molto più spesso, dei tifosi rossoneri, compie 44 anni. Nel Milan ha giocato 6 anni, 97 partite, non tantissime, 20 gol, sufficienti per far vedere cose per molti nemmeno immaginabili.
Savicevic ha acceso la mia fantasia di teen ager: nel calcio che stava cambiando, con i muscoli preferiti alla suola, con la corsa preferita alle idee, lui è stato uno degli ultimi poeti del calcio. Un numero 10 vero, un diavolo che faceva cose da fata. Si, una fata del pallone, che usciva dalla lampada del Genio del Montenegro. Tanti auguri.

Una sera...il cous cous tra amici

Ammetto che l'invito a cena del mio amico Cof mi aveva lasciato perplesso: che lui fosse un cuoco provetto era fuori dalla mia immaginazione, che mi proponesse una cena con cous cous però mi ha stuzzicato non poco.
E così, lunedì, verso le 17 ho fatto capolino nella sua casa di Peschiera per assistere alla preparazione in vista della cena. Alla fine ha optato per il cous cous di carne, con il pollo, condito anche con delle verdure e un filo di menta. Io poi ho aggiunto dell'olio piccante sperando, invano, che favorisse la dipartita del raffreddore.
Tutto sommato il cous cous mi è piaciuto, e anche il Lugana fatto in casa, cui ha seguito il Fragolino fatto sempre in casa (vero Erica?), hanno fatto la loro parte. Senza dubbio non si tratta di un piatto tipico della nostra tradizione gardesana, ma di un'escursione nella vita nordafricana anche se, per fare davvero la pagella al Cof, dovrei assaggiarne uno autentico...

martedì 14 settembre 2010

Dieci anni fa, un Codino a Brescia

Dieci anni fa il Brescia prese Roberto Baggio. Ad oggi, senza dubbio il colpo più grande della gestione Corioni. Baggio, inutile celebrarlo, riempì il Rigamonti, portó Brescia in Europa, seppur con un viaggio in terza classe chiamato Intertoto.
Regaló magie a ripetizione, quattro salvezze anche se forse non venne usato, fuori dal campo, come sarebbe stato necessario. Ricordo la gioia del giorno del suo acquisto, la sensazione di far parte di un altro sport. Non me ne vogliano i biancoazzurri di oggi, ma nessuno è vicino al Codino di ieri. Anzi, dell'altroieri.

domenica 12 settembre 2010

Balconing, morto un italiano a Ibiza

Dopo quanto scritto in un mio post lo scorso luglio, ecco che un italiano è morto a Ibiza facendo "balconing", l'ultima moda in voga sulle isole spagnole. Praticamente, come ormai noto, si tratta di un gioco che prevede tuffi in piscina dal balcone della propria camera d'albergo.
Sostanzialmente, detto che all'idiozia non c'è mai limite, bisognerà trovare il sistema di evitare che questo possa accadere di nuovo: un inglese di 25anni è morto la settimana scorsa, un italiano di 26 questa mattina. Si tratta di un ragazzo del nord Italia, le generalità non sono ancora state rese note. Che le camere d'albergo debbano diventare come stadi? Con le reti per evitare che la gente si butti dal balcone? Beata stupidità.