lunedì 19 luglio 2010

Pirlo, la vera storia dell'aperitivo/1


A Brescia è un must. Di più: un marchio di fabbrica che non capisco nemmeno perchè non sia stato registrato. Il Pirlo, con l'Aperol (peggio) o col Campari (meglio) è l'aperitivo per eccellenza che fa da testimone silenzioso a tutto quanto accade a Brescia e dintorni.
Ma come nasce il Pirlo? Il Pirlo, inteso come nome, deriva senza dubbio dal movimento circolare che il Campari fa dopo essere entrato nel bicchiere di vino bianco. Nel dialetto Bresciano (la B maiuscola non è casuale) il termine pirlo indica una caduta a terra senza conseguenze. Il Campari, infatti, cade nel vino, va sul fondo e poi torna verso l'alto.
Quando arriva il Pirlo a Brescia? La storia, in questo caso, viene in soccorso. Per vedere il Campari e l'Aperol in Italia si è dovuto attendere la fine della seconda guerra mondiale. Pertanto la nascita del Pirlo può essere "incastonata" tra il 1946 e il 1950.
E la ricetta? Per un buon pirlo bisogna infreddire (proprio così) il bicchiere con il ghiaccio, mettercene dentro un cubetto, poi versare il 40 percento di vino bianco secco, poi il 30 percento di selz e per chiudere l'altro 30 percento di Campari o Aperol. Qualcuno li mischia: condire a piacere con una scorzetta di limone.
Seguiranno altre puntate per spiegarvi dove bere il miglior Pirlo....

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